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Falchetti delle Alpi 2013 Voralberg – Tirolo – Canton Grigioni – Livigno

Resoconto dei tre giorni passati a zonzo per le Alpi.

 

Austria regione del Voralberg, Svizzera Canton Grigioni, Italia Tirolo e Valtellina.

10 uomini, strade diverse

Ritrovo a Faenza 8,30, di buon mattino per alcuni di noi.

Partenza in direzione nord, Weinstraße Tramin Kalter.

Già a Bologna ne perdiamo uno che prende per Brennero anziché puntare a Padova.

Onestamente il cambio di itinerario lo abbiamo deciso on the road ma si sà, il Kava parte sempre prima del gruppo.

Quindi lui da solo sul Brennero verso Ora e il gruppo dietro al Reggio Verso la Transpolesana per fare la statale del Brennero costeggiando l’Adige da Verona a Rovereto.

Una bella divagazione sulle colline della Valpolicella in alternativa alla palesa autostrada.

A Ora recupero dello smarrito e via per le vigne di Gewutztraminer, su per le prime curve della Mendola e del Palade

A Merano verso la prima ora ci raggiunge il Generale, per fare tappa pranzo al Giardino Forst.

Una tappa sosta allungata dalle bizze delle RT che vogliono sapere di riaccendersi.

O meglio dalla insistenza di una RT che proprio si è innamorata del parcheggio Forst.

Nella attesa degli aiuti ci siamo intrattenuti con i locali improvvisando uno spettacolo comico che è servito a mascherare le bestemmie di rito.

E pensare, si è saputo poi, che di quesiti interruttori ne impazzisco una marea e BMW tergiversa sul da farsi… ovvio che una garanzia costa meno di un richiamo ufficiale, anche perché se ti succede fuori garanzia “garantito” che BMW incassa.

Bello sapere che oggi il controllo qualità lo facciamo noi.

Ma per noi 10 importante è recuperare la moto di Tiziano che solo grazie alla squisita cortesia di Marco della BMW di Bolzano si rimette in strada.

Un consiglio… d’ora in avanti, se non vi è ancora successo, ogni volta che spingete un bottone di una RT pensate a noi in un soleggiato parcheggio a Merano.

Mentre il gruppo faceva strada per la Passiria e il Rombo, Sandrino e Tiziano seguivano il carro attrezzi.

Devo dire che Tiziano da passeggero non vale un cazzo.

A parte che data la sua età non sai mai se barcolla o fa il fuso (nel senso che stà tinco come un lombardone), la cosa che fa paura è la discesa dalla moto.

Siccome che ha le anche incriccate, lui scende salendo sulla sella… la usa come uno sgabello.

Dio pastore delle greggi smarrite… se inizia a scendere senza avvisare sono cazzi amari e adrenalina.

Ma ormai è dei nostri e in trenta anni di moto e strade fatte assieme ne abbiamo viste, vuoi non sopportarlo?

Da soli, io e lui, salire la Val Passiria e poi il Rombo alle 8 di sera è stato uno spettacolo.

Come i nove metri di neve sul muro della Otztal.

Silenzi assoluti rotti dal rombo dei boxer nella rincorsa allo svalicamento.

All’ora di cena abbiamo raggiunto il gruppo a Imst per aspettare la gente che lavora, partita da Reggio Emilia in serata.

Serata passata al Pub, fra birre e sciortini, racconti di uomini e pataccate, tanto che non abbiamo notato quanto l’ambiente fosse in armonia con le nostre teste.

Mai visti tanti animali cornuti.

Un pensiero va alle nostre signore sole a casa.

Il giro del sabato ci ha svelato un’Austria austera, terra di Walser con paesaggi bucolici. Le strade sono pennellate di asfalto tra boschi e rocce che ragalano gioia ad ogni tipo di motociclista, dal turista al corridore.

Il Voralberg è chiuso tra la Germania, il Liechtenstein, la Svizzera e l’Italia, un saliscendi da montagne a valli in continua successione, paradiso dei motociclisti.

Peccato che alla fine poi il Silvretta fosse interdetto al transito per lavori in un tunnel, che ci hanno tolto il gusto di arrivare al top del nostro tour, all’ombra del Piz Buin.

Avremo modo di rifarci presto. Giusto il giorno dopo, quello del rientro, ci ha offerto una giornata splendida per la salita al Resia e la sosta a Glorenza per l’aperitivo.

Da Glorenza città medievale chiusa fra le mura sull’Adige, abbiamo attaccato il muro dello Stelvio, 48 tornanti che portano ai piedi dell’Ortles; impressionante e maestoso allo stesso tempo.

Salire fino al primo tornante e guardare giù manda la mente a chi nei primi dell’ottocento ha aperto la strada: ma che razza di culo si son fatti per far arrivare le carrozze fin lassù!

Dallo Stelvio, appena fatti i primi chilometri, abbiamo affrontato il Giogo di Santa Maria per scendere in Val Monastero da dove, risalito il Forno siamo entrati a Livigno dalla galleria del Gallo.

Su consiglio del Generale ci siamo infilati in una birreria dove ti servono le noccioline in attesa del pasto, delle quali si usa buttare le bucce a terra che nessuno raccoglie. Bello e a pensarci bene si potrebbe fare così anche a casa.

Dopo stinchi e filetti ci si rimette in moto satolli ma felici, tanto felici che facciamo un bel Foscagno, sopra le righe.

A Bormio un bel Braulio caldo per digerire meglio e prepararsi per il passo più difficile: il Mortirolo

Tutte le volte che facciamo il Mortirolo gli arriviamo da una diversa. Da Grosio, da Mazzo, da Tovo, questa volta ci arriviamo da Piazzola.

Non ci sono parole per descrivere un sentiero asfaltato, dove i tornanti in salita si fanno quasi in due volte, se non calcoli bene le traiettorie.

Si suda, si suda a salire con la frizione in mano sperando che il boxerino non faccia… ciuffi e si spenga sul più bello!

Tutto qui, 3 giorni da falchetti.

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