Piccolo reportage della uscita del 2 / 3 Giugno.Una gita bene organizzata dal nostro Daniele Nori che ha portato una trentina di motociclisti a visitare la regione dei laghi lombardi volti al Piemonte e alla Svizzera.
Una uscita che ha visto la partecipazione anche di un gruppo di amici riminesi che avevano in programma una visita la Lago Maggiore.
La solita sveglia militare per la partenza fissata ad ora innominabile, dal Bar Le Chic di Forlì, accompagnata dalla colazione offerta dal Club, come di consueto, per farsi perdonare l’alzata al canto del gallo.
Il tragitto autostradale per raggiungere Stresa, la città nobile di fronte alle Isole Borromee, è filato via liscio come l’olio, e a al ristorante sul lago il gruppo si è ricongiunto a chi ha preferito dormire una ora in più facendo una leggera tirata.
Videodocumentario dell’arrivo dei ritardatari
Il pranzo sul lago ha soddisfatto i palati fini e i palati ortodossi. Dopo aver visto le prove di una MotoGP sempre più triste e monotona, il gruppo è ripartito alla volta del lungolago che, llasciando Stresa e le Isole Borromee, ci ha accompagnati fino a Canobbio passando per Verbania e Cannero, con le rovine del suo castello medioevale che si ergono possenti dalle acque del Verbano.
Saliti poi nella Valle Canobbina siamo ridiscesi a Re per visitare il suo santuario. Qui il gruppo si è dimostrato attento ad apprendere le note storiche, dimostrando che essere motociclista non è solo curve su curve e asfalto infinito. Questo merito anche della guida che ha infuso la sua enorme saggezza a tutti i componenti della uscita.
Ripreso il viaggio abbiamo percorso la Val Vigezzo fino ad Arona per poi calare su Locarno in terra elvetica.
Dalla Svizzera costeggiando la riva orientale del lago siamo arrivati a Luino per poi svalicara sul Ceresio, il Lago di Lugano dove ci aspettava la tana per la notte con il giusto ristoro per i nostri spiriti.
Dopo cena una bella passeggiata sulla riva notturna di Brusimpiano, il lato italiano del lago, due chiacchere e poi il ritorno in albergo.
La sorpresa di trovare allestito per noi, uno spettacolo degno dei Son et Lumiere notturni dei castelli sulla Loira, merito del buon Nori e del suo staff logistico.
Ma la sorpresa più bella ci è stata riservata dalla performance del “Canto dell’Elfo Coregone” interpretato da uno stupefacente, nel senso letterale della parola, ovvero “fatto”, attore magrebino, che ammaliato con il suo fisico, più di una delle nostre signore.
Dopo una notte di spettacolo, al nostro risveglio mattutino una grigia giornata ci ha accolti. Per fortuna che l’organizzazione aveva previsto anche questo e come da copione la visita alle Isole Borromeee è stata fatta salva dalla pioggia. “Per quanto possa essere fantastica e meravigliosa ed è l’Isola Bella, è tuttavia bellissima” e sì, Dickens aveva ragione, il palazzo barocco del 600 e il giardino all’italiana a terrazze ornate. E non da meno l’Isola Madre più voluttuosa, un giardino di piante rare e animali in libertà ne fanno un luogo dai tratti tropicali.
Non tutti però hanno seguito il gruppo, dato che il solo vedere una barca può far star male una persona, e quindi salutando il gruppone, se ne son iti per i monti fra il Ceresio e il Lario, o meglio si sono avventurati per la Val Mara, che parte dal Lago di Lugano e la Val d’Intelvi che arriva sul Lago di Como. Bella strada e paesaggio, tornanti strettissimi tra le due dogane, discesa sul braccio del Lago che volge a ponente e veloce visita al Duomo di Como, l’ultima opera gotica costruita in Italia ne duecento.
Dopo Como abbiamo percorso il Circuito del Lario, 36,5 km oltre 300 curve, alto 756 m alla Madonna del Ghisallo, famoso come il TT italiano, dove si corse dal 1921 alla seconda guerra con i campioni di sempre: Nuvolari, Ghersi, Varzi, Ascari, Pagani e avanti tutti.
Una curiosità. La Madonna del Ghisallo è la patrona dei ciclisti e nella cappelletta sul passo ci sono le bici degli eroi, che meritavano le foto.
Nonostante la simpatia per questi utenti della strada sia inversamente proporzionale alla loro capacità di occupare la carreggiata per file parallele e nel minor numero possibile.
E questo è tutto, grazie a Daniele Nori per l’organizzazione teutonica, grazie a tutti gli amici del gruppo e gas sempre aperto.