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Africa Australe + foto della cina di Marco Gumina

Africa Australe 2007

2004 Camerun., l’ ultima volta in cui sono stato in Africa. Sono passati quindi tre anni. In questo periodo ho vissuto un anno e mezzo in Cina, e tornato in Italia ho attraversato vicende famigliari dolorose che non mi hanno consentito di viaggiare. L’ Africa Australe Raid mi consente quindi di ritornare in Africa, continente che amo molto. La aspettativa è quella di ritrovare gli spazi sconfinati, i cieli, i colori e l’ universo umano che devono essere visti e non descritti a parole. Tutto questo inizia a Johannesburg dove un efficiente Gideon, nostro Virgilio Sudafricano che ci scorterà con grande professionalità e cortesia per tutto il viaggio, ci porta presso lo spedizioniere per una veloce consegna delle moto, arrivate in aereo qualche giorno prima. Ci dirigiamo velocemente verso posto di confine di Martins Drift. Poche formalità, un paio di timbri per abbellire il passaporto, e siamo in Botswana. Rifornimento e cambio valuta presso una stazione di servizio dotata di tutti i servizi, compreso supermarket e fast food molto americani. Via per un veloce rettilineo di asfalto, non troppo veloci però, un posto di blocco con misuratore di velocità laser ci riporta a più miti consigli e riduce il gruzzolo di Walter, il primo della fila e vittima della legge. Ammenda modesta e foto con la pattuglia. Arriviamo al Khama Rhino Sanctuary, riserva in cui è possibile vedere rinoceronti Bianchi e Neri. Dormiamo nei lodge, il mio condiviso con un esotico ragno grigio che scompare nella notte. Al mattino sveglia ore 5 per fare il “game drive” dove game indica gli animali della riserva. Il Game drive consiste nel percorrere la riserva su macchine scoperte per vedere gli animali. Noi vediamo solo zebre e antilopi, troppo freddo per i rinoceronti. Ripartiamo diretti a Kubu Island, rifornimento a Lethlahkane e primo assaggio di veloce sterrato. Termina l’ asfalto e inizia la pista con sabbia profonda che decima il gruppo, compreso me, e per molti è la prima esperienza di guida in fuoristrada. Termina la sabbia ed iniziano i veri e propri Makgadikgadi Pans, pianure di terra battuta e sale dove si riesce a guidare velocemente in tutta tranquillità. Ecco questi sono i primi veri spazi africani, poca vegetazione e terra e cielo che si toccano in lontananza. Arriviamo a Kubu Island isola di rocce in mezzo a cui crescono degli stupendi baobab. Paesaggio incantevole. Campeggio libero, o bush camp per usare il termine appropriato, ma una ranger arriva e ci legge il decalogo di comportamento; niente spazzatura in giro etc. Cena, chiacchiere e poi in tenda. Al mattino presto ripartiamo verso Maun, dove però non arriveremo. La pista in uscita da Kubu Island è inizialmente sassosa poi diventa un sentiero di sabbia in mezzo alla savana. Il sentiero è formato dalle tracce lasciate dalle auto di passaggio con alcuni tratti sabbia profonda. Come detto la maggior parte del gruppo non è mai stata in Africa e non ha mai guidato in fuoristrada, il bilancio finale è quindi di 8 ore per fare circa 100 km con diverse soste e cadute, tra cui io stesso. Sosta quindi a Gweta, cena e colazione presso l’ ottimo campeggio. La mia caduta, stupida e a bassissima velocità, mi ha comunque procurato un dolore al fianco che mi accompagnerà fino alla fine del viaggio pur attenuandosi giorno dopo giorno. A Gweta dormiamo in tenda in quanto i bungalows sono tutti occupati. Prime lamentele riguardo al campeggio in quanto quasi tutti non hanno mai viaggiato con Avventure e si aspettavano di potere dormire quasi sempre in lodge o similari. Avventure ha il proprio “modus operandi” , che consiste quasi sempre nel reperire in loco le sistemazioni senza prenotazioni fatte con largo anticipo, magari dall’ Italia. Trasferimento a Maun, grosso centro che ruota sul turismo del delta dell’ Okavango. Giro in aereo sul delta, con elefanti e giraffe. Il giorno successivo game drive presso la Moremi Riserve. Bella la strada di sabbia che si dipana in mezzo alla foresta, moltissimi gli animali; dall’ onnipresente Springbok agli elefanti, zebre e scimmie. Il tutto ripaga dello scarso spettacolo presso il Khama Sanctuary. A Maun il gruppo si divide; Alberto, capogruppo, io e Monica rimaniamo in campeggio il resto del gruppo va in lodge. Colpevole l’ apparizione di un serpente nel campeggio che crea scompiglio nel gruppo. Gideon e compagna mi rassicurano e ci fanno compagnia in campeggio piantando la tenda accanto alla mia. Gideon fa tesoro della sosta di due giorni riparando la moto di Emilio a cui si è rotto, dopo una caduta, il serbatoio del freno. Con colla e una bottiglia di plastica il guasto è risolto fino a fine viaggio. Giuseppe e Cristina decidono di proseguire da soli per vedere le cascate Vittoria in Zambia, li ritroveremo in Namibia, Cristina ha scoperto che sarà mamma prima di partire e vuole vedere tutto, auguri per il tuo futuro ! Costeggiamo la parte Nord del Kalahari, altri timbri sul passaporto e siamo a Monembo in Namibia ! Dopo il confine iniziano le tipiche strade della Namibia, lunghi sterrati dotati di segnaletica molto dettagliata. Tsumebe con visita alla miniera abbandonata di rame è la tappa precedente al parco Etosha. All’ Etosha troviamo posto nel campeggio, grazie a Gideon, il gruppo parte per il game drive io e Roberto rimaniamo in campeggio, non amo molto i parchi. Durante l’ uscita dal parco si forma un ingorgo sulla strada per assistere al pasto di una leonessa, per nulla disturbata dalla presenza dei turisti che sfoderano enormi obiettivi per inquadrare il felino. Arriviamo a Ruacana lungo il fiume Kunene, di fronte a noi l’ Angola. La strada lungo il fiume è splendida, roccia e sabbia dal colore rosso. Sulla destra il fiume con molte palme, un paesaggio da cartolina e finalmente caldo dopo il freddo in Botswana. Incontriamo i prima Himba, donne coperte di terra rossa con le trecce impastate di terra e grasso, foto e pagamento della stessa come da copione. Mi sono scaldato e comincio a godere della guida in fuoristrada. Renzo e Cristian diventano i miei due compagni di viaggio, per quanto possibile cerchiamo di viaggiare insieme. Il campeggio a Ruacana è molto bello, con banani lussureggianti e alberi di un verde intenso. Ci dividiamo ancora tra campeggiatori e abitanti dei lodge. Complice l’ apparizione dell’ ennesimo serpente. Così ci dice un capogruppo di Avventure incontrato in precedenza al parco Etosha, dove avevano trovato un altro serpente, forse hanno una maledizione. Dibattito acceso sulla fattibilità dell’ intero itinerario visto la scarsa dimestichezza di molti con le piste africane, poi ognuno troverà la propria andatura e l’ itinerario verrà compiuto per intero. Pista dura e divertente e siamo a Epupa Falls. Un posto fuori dal tempo; fiume, palme e campeggio oltre a mille colori. Il fiume serve per fare il bucato, abbeverare gli animali e fare il bagno. I colori sono magici, addirittura si forma l’ arcobaleno verso sera nel punto in cui iniziano le cascate. Gita a piedi per visitare i villaggi, vediamo l’ elaborata procedura con cui le donne si tingono la pelle ed i capelli. Partiamo passando per Opuwo, magico centro dove si incontrano gli Herero, con donne dagli abiti colorati e le donne Himba a seno nudo. Imperdibile la foto al supermercato Despar dove, in coda per il pagamento alla cassa ci sono Himba ed Herero in un misto di antico e moderno. Bush camp sotto le stelle, dopo avere percorso una bella pista con attraversamento di fiumi in secca pieni di sabbia, che ricordano gli Oued nel Sahara. Il mattino partiamo, ora la pista diventa sassosa e porta in una valle con montagne piatte tipo Monument Valley e spazi immensi. Ci sono giraffe e Springbok a farci compagnia. Passiamo per Orupembe, sperduto gruppo di case. La pista continua in un deserto di sassi, e poi improvvisamente troviamo la sabbia. Sabbia che si allunga sul fianco delle montagne e siamo a Puros. Vediamo gli elefanti del deserto, nel campeggio arrivano diversi uccelli colorati con la speranza di cenare con noi utilizzando però la nostra cena. Un complimento ai cuochi che seppure non hanno amato il campeggio hanno sempre cucinato benissimo. Un cartello avverte comunque di non lasciare cibo per gli elefanti in quanto questi passano tranquillamente attraverso il campeggio. Pernotto a Sesfontein nel forte, una KTM si è guastata e viene caricata sul carrello di Gideon. Segue Uis, dove Cristian ed io andiamo a vedere la White Lady , che fa parte di una serie di pitture rupestri sulla montagna più alta della Namibia, il Brandeberg (2573 m). Circumnavigando il Brandberg, vediamo la Welviscia (si scrive così ‘), pianta molto vecchia con due sole foglie che si sviluppano lungo il terreno e non verso l’ alto arriviamo alla Skeleton Coast , lunga e nebbiosa con la colonia di foche a Cape Cross. Swakopmund ci accoglie con la sua modernità. Un ottimo lodge, quad sul Namib e shopping ci appagano. Il deserto è proprio a pochi passi ed ha dei colori molto belli. Orizzonti sconfinati e una pista veloce, ci portano a Solitarie, simpatica costituita da una pompa di benzina ed un ottimo lodge, ottima torta di mele. Il giorno dopo visita alle dune di Sossusvlei, arrampicata in tenuta da moto sulla duna 45 ma le calorie ce le ha date la torta di mele. In tre arriviamo in fondo alla strada dove inizia la pista per 4×4. Ne percorro un pezzo e poi torno indietro visto che il resto del gruppo non aderisce. Pernotto a Helmeringhausen, dove fa veramente freddo. Durante il trasferimento in tre decidiamo di visitare il castello di Duwisib, costruito da un nobile tedesco dopo avere vinto le guerre contro gli Hama. Un pezzo di Germania in mezzo all’ Africa, interessante. Vediamo il Fish River Canyon, bello ma godibile di più con un trekking, che non possiamo fare per motivi di tempo. Pernotto ad Ai Ais dove sguazziamo della piscina con acqua termale. Ultimi timbri e siamo in Sudafrica. Springbok con i suoi meravigliosi fiori e le notti fredde e poi Città del Capo. Bella e vitale. Splendida gita al Capo, dove faccio foto con graziosa ragazza cinese appartenete ad una comitiva, ah la Cina. Visita della città con i bus open top, il mezzo migliore per girare, varie cene di pesce al Waterfront e poi dobbiamo caricare le moto nel container. Gli addetti dello spedizioniere caricano tutte le moto nel 20 piedi, smentendo gli “esperti” del gruppo che ritenevano fosse impossibile. Ultima cena e rientro in Italia. Grazie Gideon e grazie Alberto !

Di seguito qualche foto del mio Anno e mezzo passanto in cina per lavoro.

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